mercoledì 21 gennaio 2015

Psicogenealogia e segreti di famiglia






La psicogenealogia è un'analisi transgenerazionale (su più generazioni) della storia familiare il cui fine è dare un senso alle ripetizioni di scenari di vita, incidenti, sofferenze che subiscono i discendenti per poter “andare oltre” e vivere liberamente la propria vita.
È un approccio psicanalitico (importanza dei meccanismi inconsci), sistemico (facciamo tutti parte di un sistema -la famiglia- che ci ha determinato ma che noi a nostra volta possiamo determinare), contestuale (importanza del contesto storico e sociale) e transgenerazionale (analisi di almeno tre generazioni per emettere delle ipotesi sulla ragione delle ripetizioni nella storia familiare), sintetizzato da Anne Ancelin Schutzenberger negli anni '80.
Il nome “psicogenealogia” però non è stato inventato da Anne Ancelin ma da Alejandro Jodorowsky nell’ambito della “psicomagia”, un approccio surrealista, teatrale, estremo. 
Non entro nel merito delle differenze tra i due metodi che riguardano soprattutto i modi di affrontare le difficoltà derivanti dalla storia familiare: nel mio libro "Jung, Psicogenealogia e Costellazioni familiari", Psiche 2 Torino, spiego in dettaglio cosa intendo per psicogenealogia e come sia possibile scoprire e superare i traumi non risolti, le morti atroci o quelle precoci nascoste, e tutto quello che la famiglia su più generazioni non è riuscita a concludere tramandando il “compito non terminato” alle generazioni seguenti.


Riassumendo la psicogenealogia è:
•Una teoria sulla trasmissione transgenerazionale dei traumi e delle problematiche familiari
•Un metodo per conoscere le proprie radici e se stessi.
•Una tecnica per scoprire da dove vengono certe difficoltà che si ripetono nella famiglia.
•L'analisi applicata alla genealogia: capire le problematiche e i nodi psichici dei nostri antenati ci aiuta a comprendere meglio che non ci sono "colpe" ma che ognuno ha fatto quello che ha potuto, con quello che a sua volta ha ricevuto, per riuscire a non soccombere agli eventi.
•Un approccio che permette una presa di coscienza delle dinamiche generazionali e delle ripetizioni di scenario per essere più liberi nelle nostre scelte di vita perché, come dice Carl Rogers, la persona ha i problemi ma ha anche le soluzioni.

Com’è possibile che un segreto gelosamente nascosto da generazioni risorga come un fantasma nell’esistenza di un discendente modificandone la vita fino a quando, grazie a degli atti simbolici, la persona non se ne libera?
Come comprendere le ripetizioni di scenari di vita e di date anniversario che si trasmettono di generazione in generazione come "una patata bollente che passa di mano in mano bruciando le mani di tutte le generazioni"? Anne Ancelin Schützemberger, Conferenza Avignone, 2011.
Come si spiega che, senza saperlo, facciamo le stesse cose che hanno fatto i nostri antenati? E che delle volte passiamo in posti che non conosciamo, ma dove abbiamo l'impressione di essere già stati?

La teoria che postula l’esistenza di un inconscio collettivo potrebbe spiegare questi fenomeni: Carl Gustav Jung ha parlato di un inconscio familiare e collettivo, dove sono contenuti anche i ricordi delle esperienze e delle emozioni dei nostri antenati. Freud, prima di lui, aveva scritto dell'esistenza di un'anima collettiva nel libro "Totem e Tabù" per spiegare come il ricordo della colpa dei figli che uccisero e mangiarono (sic) il padre, abbia costruito la nostra psiche e la civiltà nel suo insieme.
 Nicolas Abraham e Maria Torök psicanalisti "classici" freudiani, si sono resi conto che le persone durante le sedute di psicanalisi non esprimevano solo contenuti derivanti dal proprio inconscio personale, ma che emergevano anche rappresentazioni più antiche “ereditate” dagli antenati: hanno parlato di cripte, vere e proprie tombe nella psiche, dove sono custoditi, come dei fantasmi, i segreti di famiglia.
Come racconta Jung: "Mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho capito la strana comunità di destino che mi collega ai miei avi. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l'influenza di cose o di problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni e dai miei antenati. Mi sembra che spesso ci sia in una famiglia un karma impersonale che si trasmette dai genitori ai figli. Ho sempre pensato che anch’io dovevo rispondere a delle domande che il destino aveva già posto ai miei antenati e alle quali non si era riuscito a trovare nessuna risposta, o anche che dovevo risolvere o semplicemente continuare a occuparmi di problemi che le epoche anteriori lasciarono in sospeso. La psicoterapia non ha ancora tenuto abbastanza conto di questa circostanza." C.G.Jung, Ma vie.
 Ma come emanciparsi da tutti questi "fardelli" che sono stati trasmessi dagli antenati, per potere essere liberi di vivere la nostra vita?
Attribuire un nome a quello che è accaduto, farlo uscire dalla palude dei non-detti e dei segreti che avvelenano la comunicazione familiare, è un modo per impedire che tutto ciò abbia ancora del potere su di noi. Ma bisogna prima di tutto scoprire l'evento che è stato nascosto per paura o vergogna e che, ripetendosi di generazione in generazione, ci condiziona ancora.



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